Zitti tutti, parla Camilleri. Ogni incontro con il maestro, che forse non ama essere chiamato così, è una grande occasione per perdersi nella letteratura, ma anche nella storia, nel presente, nell’arte e nell’impegno. A 88 anni Camilleri non si risparmia, si tratti di scrivere un nuovo romanzo, di andare a Barcellona a ritirare il Premio Montalbán, di promuovere un appello per candidare il leader greco Tsipras alla presidenza della Commissione Europea. “Ho sempre preso una posizione – ha dichiarato in una recente intervista - La cultura è soprattutto un modo di vita e di prendere posizione. Ancor più di fronte ad una crisi come questa che distrugge la società e i suoi valori. Io sono un raccontastorie, ma sono anche un cittadino italiano e un cittadino europeo. Devo partecipare obbligatoriamente a tutto ciò che accade nel mio paese, l’Italia e l’Europa”. L’impegno dunque, come intellettuale, che trasmette ai suoi personaggi e alle sue storie: siano queste le indagini del commissario Montalbano o le vicende che, dai tempi de Il birraio di Preston, Camilleri ricostruisce attingendo alla storia, al passato, agli archivi. É il caso del suo ultimo romanzo, appena pubblicato dal suo editore storico, Sellerio: Inseguendo un’ombra è un’indagine psicologica su un ebreo siciliano del XV secolo, un personaggio ambiguo e oscuro, che aveva incuriosito anche Leonardo Sciascia, e che scopriremo insieme al cantore di Vigàta e allo scrittore Francesco Piccolo.