"Mai riusciresti a percorrere tutti confini dell'anima, tanto profondo è il suo pensiero" diceva Eraclito. Ci prova Gianfranco Ravasi, con il suo Breve storia dell'anima (Mondadori), in cui risale, come il corso di un grande fiume, la corrente delle raffigurazioni dell'anima nella storia d'Occidente, a partire dalle sue due grandi sorgenti: quella biblica e quella greca. Nel suo ostinato sfuggire a una definizione, l'anima finisce però per riproporre se stessa come l'essenza più intima della vita umana: limitata e finita, ma tendente inesorabilmente verso l'illimitato. Oggi, però, non offre il nostro tempo un terreno inospitale per l'anima, ridotta a psiche dall'aver perduto l'intima fusione con l'Eterno? Ne parliamo con Marco Vannini, che esprime la sua tesi in La morte dell'anima (Le lettere). Infine: Ildegarda di Bingen, Mondadori, a cura di Marta Cristiani e Michela Pereira. Profezie di catastrofi e fede nella restaurazione della giustizia.