Esistono ancora in Africa regioni in cui si vive una religiosità tradizionale, non toccata dalle tradizioni monoteiste? Chi sono gli spiriti? Esiste un dio creatore? Quali sono le pratiche rituali? Come avviene la trasmissione dei saperi? Ne parliamo in questa puntata, al termine del percorso, compiuto in questa serie, con l'antropologa Giovanna Antongini. Libri: Giovanna Antongini, Tito Spini, Il cammino degli antenati: i Lobi dell'Alto Volta, Laterza, 1981. Un bambino che muore, non è una vera morte. Un bambino è come un albero appena fuori dalla terra. Non fa ombra, non da frutti. Quando un bambino muore, la madre rompe gli orci di terracotta che sono la sua ricchezza, si lamenta e piange per annunciare ai vicini la morte avvenuta. Mentre altre donne stanno con lei, una vecchia parente lava il corpo del piccolo e mette nella sue narici e in bocca un pò di burro di bar. Poi si siede sulla soglia della casa tenendolo sulle ginocchia. Una sorella della madre posa sulla testa del morto una zucchetta nuova e ne depone in terra un'altra con un po` di sale, frutti di dun e la cordicella che tutti i bambini, dalla nascita, portano attorno alle reni. I parenti, i vicini deporranno a loro volta nella zucchetta offerte di cauri, soldi, sale. Prima della sepoltura, il padre del bambino si alza e dice: "Tangba mi hai dato questo bambino. E` Tangba che lo ha ripreso. La donna va al fiume con l'orcio e lo fa cadere. Se l'orcio si rompe non potrà piu` attingere l'acqua, se non si pompe servirà ancora".