Tutti i misteri delle tenebre: che sono mai rispetto a quelli della luce!. All'ombra di questa affermazione di Pär Lagerkvist, della difficoltà di discernere la luce, anche quella spirituale, nei pallidi paesaggi del Nord Europa, si colloca anche l'ultima figura che prendiamo in considerazione nell'ambito di queste "Letture": Stig Dagerman. Nato nel 1923 e morto suicida a soli trentun anni nel 1954, figura "culto" nella letteratura svedese, Dagerman non conosce un vero e proprio "problema teologico", non ha, come gli altri autori di cui abbiamo parlato, una "disputa" con Dio. Ma tutti i temi principali della sua riflessione e i soggetti della sua scrittura appartengono per intero all'interrogazione teologica del Novecento: il perché del dolore innocente, il senso forte dell'ingiustizia del mondo, la percezione di vivere in una "terra desolata", il "bisogno di consolazione" che non trova approdo. Le musiche che accompagnano i testi proposti in questa puntata, letti da Vittorio Guerrieri, sono tratte dal CD A Swedish Pastorale, BIS-CD-165 Segnalazioni: Stig Dagerman, Il viaggiatore, Iperborea Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione, Iperborea [...]In equilibrio su un'asse sottile. Vedo la mia vita minacciata da due forze: da un lato dalle bocche avide dell'eccesso, dall'altro dall'amarezza avara che si nutre di se stessa. Ma io mi rifiuto di scegliere tra l'orgia e l'ascesi, anche se il prezzo dev'essere un tormento continuo. A me non basta sapere che ogni cosa può essere scusata in nome della legge del servo arbitrio. Ciò che cerco non è una scusa per la mia vita, ma il contrario di una scusa: l'espiazione[...] (da Il nostro bisogno di consolazione)