Come dice il protagonista di un racconto di Shalàmov alla guardia del gulag che gli aveva tolto tutto: cibo, vestiti, protesi, speranza, l'anima è l'unica cosa che il giusto può conservare, nelle situazioni di derelizione assoluta, come furono i campi nazisti, i gulag, e tanti altri luoghi di sopraffazione e di abominio. Dei "giusti" nel gulag parleremo in questa puntata, di coloro che seppero conservare un po' di dignità umana per sé e per gli altri, ma ci chiederemo anche in che modo l'idea biblica di giustizia possa coniugarsi con quella "minimale" di "non svendere l'identità umana". Ne parliamo con Gabriele Nissim, promotore di una serie di iniziative sul valore della resistenza morale nei totalitarismi; con Giovanni Guaita, che parlerà di due religiosi che rimasero "giusti" nei gulag: Pavel Florenskij e Aleksandr Men; con Enzo Bianchi, che darà fondamento teologico al nostro ragionare. Letture da Anna Achmàtova e Pavel Florenskij. Segnalazioni: Léon Bloy, Costantinopoli e Bisanzio, Medusa Giovanni Pozzi, In forma di parola, Medusa