In questa terza puntata del ciclo 'Le luci di Shabbat', il rabbino Benedetto Carucci Viterbi ci mostra il legame tra il sabato ebraico e la vita spirituale dell'ebreo. Lo Shabbat è un giorno di festa, di gioia e di luce, in cui l'uomo cura se stesso con lo studio e la riflessione sui testi sacri. Né la scrittura, né il lavoro, né il solo programmare la settimana possono profanarlo. Il sabato deve restare una porta verso l'aldilà. L'importanza di questo giorno traspare già dal saluto ebraico 'Shalom Shabbat', che si potrebbe leggere come un augurio di completo riposo, dove la completezza riporta alla visione del sabato come la contemplazione del futuro. Una dimensione del singolo, che, secondo il Talmud, può santificare il proprio sabato contando il settimo giorno dopo sei. Si usa, comunque, condividerlo con gli altri, in una dimensione comunitaria. Perché il sabato, a differenza di tutte le altre feste del tempo memoriale, che sono istituite da Dio ma dipendono dall'uomo, è un tempo speciale indipendente dalla decisione umana. per l'ascolto Libri: Abraham J. Heschel, Il sabato: il suo significato per l'uomo moderno, Rusconi Clara ed Elia Kopciowski, Le pietre del tempo: il popolo ebraico e le sue feste, Ancora Isidor Grunfeld, Lo Shabbat, Guida alla comprensione e all'osservanza del Sabato, La Giuntina, 2000 E. Bianchi, P. De Benedetti, S. Levi Della Torre, J.J. Petuchowski, P. Stefani, A. Toaff, Il sabato nella tradizione ebraica, a cura di G. Trotta. Morcelliana Isaac B. Singer, Ombre sull'Hudson, Longanesi Il Rabbi di Yanov fu invitato al matrimonio di un parente in una città lontana. Mentre la diligenza stava attraversando un bosco, il Rabbi chiese al postiglione di fermarsi, in modo da poter recitare la preghiera del pomeriggio. Egli vide un corso d'acqua dove lavarsi le mani, e, in questa circostanza, si smarrì. Il postiglione lo cercò senza sucesso. Intanto, il Rabbi camminò per giorni e giorni mangiando bacche e noci per nutrirsi. Divenne così confuso di mente che perse il conto dei giorni e scambiò il venerdì per il sabato. Si rifiutò di credere, comunque, che il suo conto dei giorni fosse sbagliato ed insistè nell'osservare il venerdì invece del sabato. Questo mise in imbarazzo i suoi amici e la gente della città, la quale chiese consiglio al Rabbi Schmelke di Nikolsburg, un ex compagno di scuola del loro Rabbi. Il giovedì sera, il Rabbi Schmelke si sedette al finto pranzo del sabato con il suo amico e, a sua insaputa, versò nel vino una pozione sonnifera. Appena ne bevve un po', il Rabbi cadde in un sonno profondo e dormì per l'intero venerdì. Alla sera fu preparata la tavola per il vero pasto del sabato. Il Rabbi di Yanov venne portato a tavola e svegliato. Aprì gli occhi, si scusò per essersi addormentato e riprese a mangiare. Quando notò che la gente della città, ora, celebrava il sabato nello stesso suo giorno, ebbe l'impressione che gli altri si fossero convinti che il suo conto fosse giusto. Nessuno gli raccontò mai del suo lungo sonno. (da Il sabato nella tradizione ebraica)