23/11/2024
30/03/2012

Il Dottor Morte alla porta

Un'associazione olandese ha organizzato una clinica nella quale equipe mediche presteranno servizio a domicilio per coloro che desiderano porre fine alla propria vita. Nei Paesi Bassi, in determinate circostanze, l'eutanasia è consentita dalla legge. Nonostante ciò, il ‘servizio a domicilio’ trova alcune resistenze

Der Spiegel (Germania), 22 marzo 2012

Il Dottor Morte alla porta
di Laura Hoflinger


La prima volta che Petra De Jong ha ucciso una persona, non sapeva bene come fare. All’epoca era pneumologa in un ospedale olandese e stava curando un paziente ammalato terminale di cancro. Un caso disperato. L'uomo le aveva chiesto di aiutarlo a morire, lei gli aveva iniettato un farmaco che avrebbe dovuto fare effetto in fretta. Invece ci vollero nove ore, perché gli era stato somministrato un dosaggio troppo basso. L'uomo non soffriva, ma la moglie, che era rimasta con lui tutto il tempo dell’agonia, temette che il marito potesse rimanere in quella condizione per sempre. In quegli anni l'eutanasia era ancora fuori legge anche nei Paesi Bassi; la dottoressa non poteva parlare con nessuno di quello che aveva fatto. Oggi, a vent'anni di distanza, la De Jong è diventata è una figura  di riferimento quando si parla di suicidio assistito.

La legalizzazione dell'eutanasia in Olanda, ormai dieci anni fa, è stata una vittoria anche per la NVVE/Right to Die - NL, l'associazione presieduta appunto dalla dottoressa De Jong. La NVVE si dice la più grande associazione al mondo favorevole all'eutanasia; sostiene il diritto a porre fine alla propria vita volontariamente e non solo, perché oggi ha fatto un ulteriore passo avanti verso la possibilità che quella scelta sia accessibile davvero a tutti.
 
La prima clinica al mondo per l'eutanasia volontaria
I primi di marzo la NVVE ha inaugurato la prima clinica al mondo per l'eutanasia. Si chiama "Levenseindekliniek", la "clinica del fine vita" e funziona da punto di incontro per tutti quegli olandesi che vogliono porre fine alla propria vita, ma che non hanno un medico che voglia assisterli nell’ottenere ciò che desiderano. Nella clinica lavorano team mobili, composte da un infermiere e un medico. Se, dopo uno screening preliminare, a un individuo viene riconosciuta la possibilità di accedere al programma per il suicidio assistito, uno dei team medici arriverà a casa sua per iniettare due farmaci: il primo procurerà al paziente un sonno profondo; il secondo fermerà la respirazione e lo porterà alla morte. 

Nella clinica de L'Aja entrano solo gli iscritti; a tutt’oggi vi lavora solo un impiegato per l'accettazione delle domande. Dall'inizio del mese, già 70 persone hanno contattato l’ufficio e sono stati selezionati i primi due casi da indirizzare agli specialisti. Esiste anche un progetto per l’allestimento di letti direttamente in sede, ma l’attività dei medici si svolgerà principalmente a domicilio, perché - nonostante tutto - gran parte degli olandesi preferisce morire a casa propria.

Legale, ma controversa
Per la legge olandese possono chiedere assistenza medica per porre fine alla propria vita solo malati terminali soggetti a sofferenze insopportabili, con nessuna prospettiva di miglioramento. Qualora il medico curante sia d’accordo con l'eutanasia, dovrà sottoporre il caso a un altro specialista indipendente, mentre un’apposita commissione, composta da un legale, un medico e un esperto in bioetica, esaminerà tutti i casi analoghi per accertare il rispetto assoluto delle regole. A chiedere l’eutanasia sono prima di tutto malati di tumore, anche se in archivio risultano casi di demenza e altre malattie psichiatriche.

Nel 2010 gli specialisti olandesi hanno praticato l’eutanasia 3000 volte. A dire il vero le richieste erano state il triplo, ma molte sono state respinte proprio dai medici curanti. Talvolta il rifiuto viene giustificato da motivi etici o religiosi, altre perché si teme che qualcosa possa non andare per il verso giusto. Non sono pochi, poi, i professionisti che non si sentono in grado di giudicare se il paziente stia davvero provando il "dolore intollerabile" previsto dalla legge.

Non solo malati terminali
La De Jong ha insistito così tanto per la realizzazione di una clinica per l'eutanasia volontaria proprio per questi motivi. La tormentava soprattutto il ricordo di una ragazza di 28 anni, malata di depressione sin da quando era molto giovane e in cura da anni. La ragazza aveva chiesto invano al suo psichiatra di aiutarla a terminare la sua esistenza. Poi, un giorno, aveva infilato la testa in un sacchetto di plastica ed era morta soffocata. La clinica è stata creata proprio per andare incontro al desiderio di morire di individui non malati terminali, come quella ragazza, ci spiega la dottoressa De Jong. Resta il fatto che la clinica avrà cura di valutare a fondo ogni singolo caso. Durante la sua carriera, la dottoressa ha praticato l'eutanasia 16 volte. Ogni volta la decisione è stata molto difficile.

La KNMG, la maggiore associazione di medici olandese, guarda con occhio critico l'introduzione delle unità mobili. Nonostante l'associazione approvi il principio dell'eutanasia in sé, ritiene che tra medico e paziente sia assolutamente necessario un rapporto di fiducia reciproca proprio in vista di un passo così importante. Il paziente e il medico che lo assisterà nel fine vita devono conoscersi quanto più possibile a fondo. Il timore è che con le unità mobili per l’eutanasia i criteri di legge possano essere messi in discussione; ciò non pregiudica, però, la collaborazione degli iscritti alla KNMG con la nuova istituzione.

Desiderare di morire non basta
I medici della Levenseindekliniek dovranno prima di tutto analizzare le cartelle cliniche dei pazienti che vedono nella morte l’unica via d’uscita; poi dovranno contattare il medico curante e capire perché si sia rifiutato di praticare l'eutanasia. Al momento alla clinica sono operative sei equipe, nella quali il medico titolare ha già svolto la stessa mansione in passato; si tratta di professionisti che prestano servizio un giorno a settimana per la clinica e il resto nel loro studio. In linea di massima verranno autorizzati a praticare un’eutanasia al mese. Originariamente la clinica era stata pensata come centro per pazienti "stanchi della vita"; in altre parole, persone ancora in buona salute ma intenzionate a porre fine alla loro esistenza avrebbero potuto suicidarsi in clinica, alla presenza di un medico per fare in modo che la cosa succedesse senza complicazioni.

In Olanda si verificano 1500 suicidi l’anno. Gente che si spara, si getta da un ponte o si impicca. Massimo rispetto per la loro decisione, dice la dottoressa De Jong della NVVE, ma ciò dovrebbe avvenire con dignità, una libera scelta per individui liberi. Nonostante ciò, almeno per ora, l'associazione ha deciso che la clinica non sarà aperta a persone con tendenza al suicidio e basta. Il suicidio assistito in Olanda è consentito solo entro i termini di legge specifici che regolano l'eutanasia, a differenza di altri Paesi, come Germania o Svizzera. In Svizzera è legale che personale specializzato fornisca farmaci a individui che vogliano suicidarsi. E’ successo anche qualche settimana fa, quando il leggendario calciatore e allenatore tedesco Timo Konietzka, dopo una lunga battaglia contro il cancro, ha scelto di morire con l’aiuto dell’associazione svizzera Exit.

Farmaci letali
La NVVE andrà avanti nella sua battaglia per il suicidio assistito anche in Olanda. Sono migliaia le persone che chiamano l'associazione ogni anno in cerca di consigli e chi risponde non fa nulla per tentare di convincerli a cambiare idea. "Non sta a noi" dice la De Jong. "Sarebbe paternalistico". Al massimo chi chiama concluderà la telefonata con informazioni su come portare a termine ciò che si propone di fare. Gli iscritti ricevono infatti una password, che permette loro di accedere a una lista di farmaci letali pubblicata sul  sito della NVVE. I farmaci sono però reperibili solo in altri Paesi, per esempio in Belgio.

Sulla scrivania della dottoressa De Jong c'è un vassoietto di caramelle, quelle che un paio di anni fa  venivano distribuite durante la campagna di sensibilizzazione per la vendita anche in Olanda di farmaci letali anche a singoli pazienti su presentazione di ricetta medica. Si chiamano Laatstwilpil, "Pillola delle ultime volontà".

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