"The Daily Talk". Il giornale scritto a mano al tempo di internet
STAMPA ESTERA - Nell'Era di Internet, dove tutti sono impegnati a cercare e leggere notizie su uno smart-qualcosa, può arrivare come una ventata di aria fresca sapere che c'è qualcun altro che trova il tempo di leggere un giornale ...scritto a mano. Sì, avete letto bene: scritto a mano, bianco su nero col gessetto, su una bella lavagna. Di Kavi Dolasia
Dogonews (USA), 5 novembre 2012
Benvenuti nuovi lettori del "Daily Talk" ("La voce del giorno"), quotidiano fondato nel 2000, e cioè nel bel mezzo della guerra civile che ha travolto la Liberia per 14 anni, dal giornalista Alfred Sirleaf, che voleva far arrivare le notizie anche alla gente di campagna, quella che non aveva i mezzi per comprarsi il giornale (figuriamoci un computer o un cellulare), né accesso all’informazione in genere. Dodici anni dopo, con la guerra civile bella che finita, il giornale scritto a mano esiste ancora, anzi, è addirittura il giornale più letto di Monrovia.
E siccome Alfred ci tiene a dare sempre notizie fresche e interessanti, fa di tutto per pubblicare le ultime sia nazionali che internazionali. La fonte per le pagine internazionali è principalmente la BBC; per quelle locali si avvale della collaborazione di una pattuglia di reporter – volontari - operativi sul territorio. Per chi non sapesse leggere (perché ci sono anche gli analfabeti, in questo mondo) Alfred Sirleaf ha messo a punto un sistema di comunicazione che combina simboli grafici e varia oggettistica per rendere comprensibile il fatto di cronaca che sta raccontando. Per esempio: le Nazioni Unite e le forze di peace keeping presenti nel Paese sono rappresentate da un casco blu, il Presidente Obama è un fazzoletto bianco e il petrolio un barattolo di acqua colorata.
Come ogni giornale che si rispetti, anche il "Daily Talk" ha dovuto superare non poche difficoltà; qualche tempo dopo le prime edizioni, la sua sede ambulante è stata data alle fiamme, perché il governo non aveva gradito certe critiche al 22esimo Presidente liberiano Charles Taylor, che Alfred Sirleaf aveva scritto col gessetto sulla sua lavagnona. A dire il vero le cose si misero così male, che Sirleaf fu buttato, anche se per poco, dietro le sbarre e infine esiliato per qualche anno. Ma il caso vuole che il nostro eroe fosse tipo ben determinato, tanto che appena ha potuto è rientrato nel suo Paese (2005), proprio per continuare nella sua ‘missione’ di giornalista.
Oggi il governo della Liberia è ben più tollerante di prima, ma c'è qualcosa che ancora non va per il verso giusto per il quotidiano, scritto a mano ma molto popolare: i fondi scarseggiano. Va bene che i costi di pubblicazione sono irrisori, ma Alfred Sirleaf avrebbe bisogno di uno stipendio regolare, per dirne una, visto che fino ad oggi è sopravvissuto soprattutto grazie a donazioni saltuarie e a un'attività parallela di commerciante nel settore telefonia.
Ma non vi venga in mente che le oggettive difficoltà lo abbiano mai fatto vacillare nella sua determinazione a voler tenere la gente di Monrovia informata. E per quanto ci riguarda non possiamo che augurare lunga vita alla sua nobile attività. Per tanto, tanto tempo ancora.