Bengasi libera
Ribelli verso Tripoli
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Bengasi è libera. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, la seconda città della Libia è nelle mani degli insorti. Una vittoria pagata a caro prezzo: si parla di almeno 2 mila morti e migliaia di feriti. Adesso i rivoltosi stanno stringendo il cerchio intorno a Tripoli
Bengasi è libera. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, la seconda città della Libia è nelle mani degli insorti. Una vittoria pagata a caro prezzo: si parla di almeno 2 mila morti e migliaia di feriti.
Ma la “capitale” della Cirenaica non sarebbe l'unica città ad essere sotto il controllo degli anti-Gheddafi. Gli oppositori del regime starebbero stringendo il cerchio intorno a Tripoli mentre il colonnello, secondo l’emittente al- Arabiya, sarebbe nascosto nel suo bunker di Bab al-Aziziya.
Intanto, migliaia di mercenari e miliziani africani si stanno intanto dirigendo verso la Capitale per portare rinforzi al leader libico. Insomma la rivolta contro il regime del colonnello sembrerebbe essere arrivata a una fase cruciale.
Anche oggi si continua a combattere: un testimone oculare ha riferito all'Ansa che un'altra città a ovest della Libia, Zawia, sarebbe sotto il bombardamento dell’aviazione.
Ancora morti, che si aggiungeranno alla stima di ieri che parla di 10mila caduti e almeno 50mila feriti. Numeri non verificabili ma, purtroppo, molto probabili.
Le immagini giunte ieri dalle spiagge libiche, con fosse comuni ad accogliere i cadaveri, parlano da sole.
Come sempre in questi casi il numero dei profughi in fuga aumenta di ora in ora. Secondo Al Jazeera solo nella scorsa notte 20 mila libici sarebbero fuggiti dal loro Paese attraverso il valico con l’Egitto a Sallum.
Ma la preoccupazione è per il dopo Gheddafi. Alcuni siti di estremisti islamici hanno dichiarato la loro vicinanza ai dimostranti e fanno propria la battaglia dei musulmani libici, come si legge in un comuicato: "Facciamo appello ai musulmani libici perché abbiano fermezza e pazienza, e li incitiamo a continuare la propria battaglia e rivoluzione per cacciare il tiranno criminale".
La comunità internazionale si mobilità. Ieri sera il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiesto che venga posta fine alla "violenza mostruosa. La repressione in corso viola le leggi internazionali ed è contraria ai diritti umani, che non sono negoziabili", ha aggiunto Obama.