La Lega salva Formigoni
Giunta azzerata
MILANO - Il Governatore lombardo non si dimette e annuncia l'azzeramento della Giunta con la promessa di ridimensionarla nel numero e con una forte discontinuità nei nomi. Maroni: "Abbiano ottenuto l'azzeramento e quindi abbiamo il dovere di andare avanti". Ma il leghista Salvini insiste: "Per quanto ci riguarda si vota a primavera"
Non sono arrivate le dimissioni di Formigoni, ne l'annuncio del voto anticipato in Lombardia. Il gesto forte promesso dal governatore dopo l'arresto dell'assessore alla casa Zambetti per voto di scambio con la 'ndrangheta, è consistito nell'azzeramento della giunta regionale, e la promessa di ridimensionarla nel numero con una forte discontinuità nei nomi.
Resistenza a oltranza, è la linea confermata a Roma con Alfano e Maroni e già delineata al telefono con Berlusconi, dopo la decisione della Lega di ritirare i suoi assessori. “Se fate cadere la Lombardia - é stato l'avvertimento di Formigoni - cadranno anche Veneto e Piemonte”, regioni dove i presidenti sono del carroccio. A parole i leghisti respingono l'ultimatum, ma scelgono di trattare e il commento di Bossi “Se fossi in Formigoni non mi dimetterei”, sembra soprattutto rivolto al suo successore Maroni. Nonostante i chiarimenti la scadenza naturale del mandato, nel 2015, appare sempre più lontana anche perché ieri sera il leghista Salvini a Milano ha ribadito: "Per quanto ci riguarda si vota a primavera”.
Intanto l'inchiesta giudiziaria si arricchisce di particolari e racconta di uno Zambetti che trattava direttamente con la cupola, non solo voti ma anche appalti e altri favori. “Lo abbiamo in pugno”, dicono di lui i boss nelle intercettazioni.