La morte di Cucchi
"Vogliamo la verità"
Fa discutere la vicenda del 31enne morto 6 giorni dopo l'arresto. Lividi e ferite sul cadavere. Il ministro La Russa: i carabinieri sono stati corretti. L'appello bipartisan della politica: "Fare chiarezza"
Vogliamo la verità. E' l'appello di una famiglia disperata per la misteriosa morte di un figlio di 31 anni, misteriosamente deceduto dopo l'arresto.
Stefano Cucchi era stato fermano la notte tra il 15 e il 16 ottobre al Parco degli Acquedotti di Roma con addosso venti grammi di droga. Sei giorni dopo era già un cadavere sul tavolo dell’obitorio dell’Istituto di medicina legale col volto tumefatto e la schiena piena di lividi.
Ora la famiglia chiede chiarimenti sulle circostanze del decesso, dopo che sono state diffuse delle foto fotografie scattate in seguito all'autopsia, che rivelano vistosi segni di violenza sul corpo del 31enne.
Secondo la Camera penale di Roma: "Non può essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano Cucchi abbia potuto subire una fine così orrenda mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto; poi del pubblico ministero del giudice e del suo difensore di ufficio nel corso della udienza di convalida; poi ancora della direzione del carcere di Regina Coeli; poi dei medici del penitenziario e quelli del reparto controllato all’ospedale Sandro Pertini". "Lo scandalo - scrive in una nota l’organismo di rappresentanza degli avvocati, presieduto da Giandomenico Caiazza - è che questo ragazzo abbia subito questo pestaggio mortale, con segni orrendamente evidenti sul corpo e sul volto, senza che nessuno di coloro che hanno avuto contatto con lui abbia sentito - a quanto risulta a tutt’oggi - il dovere innanzitutto morale di conoscere la verità, e comunque di segnalare immediatamente e con forza la evidenza dei fatti".
Il ministro della Difesa La Russa ha difeso i carabinieri e si è detto certo del "comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione". "Non c'è dubbio che qualunque reato abbia commesso questo ragazzo - spiega La Russa - ha diritto ad un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana. Quello che è successo non sono però in grado di dirlo perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in quanto attiene da un lato ai carabinieri come forze di polizia, quindi al ministero dell'Interno, dall'altro al ministero della Giustizia. Quindi non ho strumenti per accertare, ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione".
Scendono il campo intanto anche le forze politiche. "Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice", chiede il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini.
Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati democratici non si può certo parlare di "caduta accidentale". Pdci e Rifondazione hanno chiesto al presidente della Repubblica Napolitano di intervenire "perché un Paese civile non può permettersi l'ennesimo caso di sospensione della democrazia". E oggi, alle 15, la federazione giovanile del Partito dei comunisti italiani, i giovani comunisti di Rifondazione comunista e l'Unione degli studenti, saranno davanti a palazzo Chigi per un sit-in.