Popolo del PD
sceglie Bersani
Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario del Pd. Lo hanno scelto i tre milioni di elettori delle primarie, con circa il 50% dei suffragi. La vittoria è stata riconosciuta dagli altri due candidati, il segretario uscente Franceschini e Marino.
Pier Luigi Bersani è il nuovo segretario del Pd. Lo hanno scelto i tre milioni di elettori delle primarie, con circa il 50% dei suffragi. La vittoria è stata riconosciuta dagli altri due candidati, il segretario uscente Franceschini e Marino. 'Faro' il leader ma a modo mio' ha dichiarato il vincitore. Soddisfatto Marino, che ha ottenuto un buon risultato: 'I miei temi entrano nel dna del partito'. Per Franceschini la scelta di eleggere il segretario con le primarie diventa ora 'irreversibile'.
Una candidatura, costruita con pazienza, per alcuni anche troppo, visto che la discesa in campo risale a febbraio scorso, quando alla guida del Pd c'era ancora Walter Veltroni. Ma Pier Luigi Bersani non voleva fare passi falsi così come puntava ad una vittoria netta. E così, quando i primi dati gli hanno dato la maggioranza assoluta dei votanti alle primarie, l'ex ministro Ds mette subito le carte in tavola: ''Farò il leader, ma lo farò a modo mio'', annuncia pur tendendo la mano agli sconfitti Dario Franceschini e Ignazio Marino.
Non avrebbe mai pensato di diventare segretario del Partito Democratico, confidava ieri mattina Bersani dopo essersi recato a Piacenza a votare con la moglie e le figlie. E fino alla fine l'ex presidente dell'Emilia-Romagna è stato cauto nel mostrare ottimismo, anche se i segnali che arrivavano dal territorio erano positivi. Come nella migliore tradizione, l'attesa è stata con i collaboratori ed i suoi principali sponsor politici.
Al comitato, in piazza SS. Apostoli, Bersani ha aspettato le proiezioni con Massimo D'Alema, Enrico Letta, Rosy Bindi. E quando, poco più di un'ora dopo la chiusura dei seggi, i dati lo davano sopra il 50% è scattato il brindisi. ''Abbiamo fatto un ottimo lavoro e pochi errori, ora ricordiamoci che da oggi portiamo in giro la mia faccia'', è stato l'invito alla buona politica rivolta ai più stretti collaboratori.
E' stato Franceschini, il segretario uscente, ad annunciare la vittoria di Bersani. Una telefonata cordiale, seguita da un incontro di 15 minuti nella sede del partito prima di presentarsi alle telecamere. ''E' una vittoria di tutti e nella vittoria di tutti c'è la mia vittoria'', sono le prime rassicuranti parole rivolte a chi, fino alla fine, aveva espresso la sua estraneità e dubbi nel caso in cui il partito virasse a sinistra.
Poi però Bersani ha indicato subito la rotta in una direzione diversa dal passato: ''Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti'', ha annunciato richiamando il modello del partito bocciofila, radicato e popolare. Così come è stata subito archiviata la vocazione maggioritaria: ''Il Pd deve essere il partito dell'alternativa più che dell'opposizione'' è stato l'annuncio che prelude alla priorità di avviare da subito il confronto con le opposizioni.
Oggi, l'ex ministro incontrerà i lavoratori di Prato. Poi si metterà al lavoro sulla squadra: l'esecutivo, la direzione, i capigruppo (Finocchiaro e Soro dovrebbero rimettere presto il mandato come segno di rispetto al neosegretario). ''Con Franceschini e Marino lavoreremo insieme'', è stato l'annuncio subito dopo la vittoria. Ma la collaborazione tra tutti, nelle intenzioni di Bersani, non deve tradursi in una trattativa estenuante tra capibastone e correnti. Per questo motivo l'ex diessino puntava alla vittoria sopra il 50% anche per togliersi quella patina, appiccicatagli dai rivali, di essere il candidato degli apparati e non del popolo delle primarie
Gianfranco Botta