Pdl non vota la fiducia: governo in bilico
POLITICA - Il Pdl scarica Monti e non vota la fiducia né al Senato né alla Camera. Frattini si dissocia. Alfano: “Berlusconi si candiderà”. Napolitano: “Non mandiamo tutto a picco”
La decisione di Silvio Berlusconi, di togliere l'appoggio al governo Monti apre una crisi dai contorni anomali. Il Pdl infatti garantirà il passaggio della legge di stabilità, la vecchia finanziaria ma di fatto per il resto si terrà le mani libere. Cioè il governo non ha più una maggioranza certa alle Camere. Si tratta della prima volta per il Professore.
Chiara l’intenzione del Cavaliere: lasciare nelle mani di Pd e centristi l’onere di sostenere il “governo delle tasse”, denunciare il costante peggioramento dell'economia e impostare di fatto una campagna elettorale basata sulle promesse di ripresa centrata sulla riduzione del carico fiscale soprattutto dell'Imu che si paga in questi giorni e sulla critica del rigorismo europeo.
Tornando alla guida del Pdl l'ex premier ottiene anche altri risultati: l'addio alle odiate primarie, confermato da Alfano e il sostegno della Lega che non vede l'ora, dice Bossi, di “far sparire dalla faccia della terra” Monti. Altri aspetti positivi la morte politica della riforma elettorale, impensabile in questo clima di tensioni, e la possibilità di condizionare il decreto sulle liste pulite che nonostante tutto l'esecutivo è riuscito a varare.
Il presidente Napolitano manifesta il timore che si mandi “tutto a picco”: i progressi di questi mesi, la riconquistata fiducia dei mercati, soprattutto l'accesso alle emissioni dei titoli di stato senza l'incubo di dover ricorrere allo scudo antispread. Monti è in contatto costante con il Colle e ne attende le valutazioni. L'infelice sortita del ministro Passera sul ritorno in campo di Berlusconi lo ha probabilmente irritato perché ha offerto un ottimo pretesto ai berlusconiani per aprire le ostilità. Pierluigi Bersani è d'accordo nel lasciare nelle mani di Napolitano il timone in acque così difficili.
Più preoccupati sono Casini e Montezemolo: la mossa del Cavaliere, che il leader Udc definisce avventurista e condizionata dalla “metodologia del predellino” li schiaccia inevitabilmente sui democratici. restare le uniche sentinelle di un governo che ha perso la sua popolarità a causa della disoccupazione galoppante e della drammatica contrazione dei consumi potrebbe rivelarsi fatale.