"Trasferiremo
la guerra
in Italia"
"Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra". Almeno 20 morti a Misurata il cui porto è stato minato
Con il passare delle ore si apprendono nuovi particolari sul discorso televisivo tenuto da Muammar Gheddafi in mattinata. I passaggi dedicati al nostro Paese suonano particolarmente minacciosi.
“Tra noi e l'Italia è guerra aperta. Il governo italiano oggi attua la stessa politica fascista e coloniale dei tempi dell'occupazione. Con rammarico prendiamo atto che l'amicizia tra i due popoli è persa e che i rapporti economici e finanziari sono stati distrutti".
E ancora: “mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Hanno detto che orami è una guerra tra noi e l'Italia perché l'Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici”.
Agli altri paesi coinvolti nella guerra il colonnello tende invece una flebile mano.
“Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi”. Poi rivolto al suo popolo: “noi non li abbiamo attaccati, né abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando? La Libia è pronta già da ora ad un cessate il fuoco, ma che non sia unilaterale. Siamo stati i primi ad accogliere un cessate il fuoco, ma l'attacco dei crociati Nato non si è fermato”.
Non è la prima volta che il leader libico annuncia o propone un cessate il fuoco ma, come noto, nelle occasioni precedenti si è sempre risolto tutto con un nulla di fatto.
Un elemento di novità nel discorso durato 80 minuti in realtà c’é, il colonnello si dice pronto a trattare e che “la porta della pace è aperta”. Trattare sì, ma di resa o di esilio non parla anzi rilancia. Se l’Alleanza Atlantica non accetterà di sedersi a un tavolo la Libia non avrà che un’alternativa “libertà o morte. Nessuna resa, nessun timore, nessuna fuga”.
Mentre Gheddafi parlava jet della Nato hanno lanciato 3 missili contro edifici vicini a quello della tv di Stato. Casualità o avvertimento? Per i libici nessun dubbio: “questo significa che il leader della rivoluzione è un obiettivo lui stesso”.
In serata, a Tripoli, sono stati segnalati altri bombardamenti proprio nei pressi del quartier generale-bunker di Bab al Aziziya. “ Appena poche ore prima della richiesta di tregua”, ha sottolineato un alto funzionario della Nato, “le forze di Gheddafi hanno bombardato indiscriminatamente Misurata uccidendo molte persone, tra cui anche bambini”. Anche oggi le forze del Raìs hanno attaccato a 300 chilometri a sud di Bengasi, facendo sei morti in una località desertica nel tentativo di aprire un altro fronte nel quadrante della capitale dei ribelli.
Pesanti i combattimenti anche alle porte dell'enclave ribelle di Misurata, dove sono stati segnalati 20 morti dopo i 18 di ieri. Misurata sta patendo l’isolamento anche per le mine piazzate dalle forze del Colonnello nei pressi del porto. Le navi di aiuti umanitari sono costrette ad attendere che qualcosa cambi. Una è bloccata nel porto mentre altre tre attendono al largo di poter portare in salvo i civili.