Tripoli in mano agli insorti.
Gheddafi "Negoziamo"
Cnt "No, se ne vada"
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Dopo sei mesi di guerra i ribelli nel cuore della capitale libica. L’esercito e i pretoriani del Raìs depongono le armi. Catturati Mohammed, Saif e Saadi, tre dei figli del Colonnello
Le notizie arrivano frammentarie, ma le ultime dicono che il governo intende offrire il cessate il fuoco immediato. I ribelli libici sono già arrivati nella “Piazza verde”, simbolo della rivoluzione di Muhammar Gheddafi, dove sono in corso violenti scontri. Da Al Jazeera e da Al Arabiya arriva la notizia che le forze di sicurezza dispiegate dal Raìs per difendere la capitale e anche la guardia presidenziale hanno deposto le armi. I tre figli: Mohammed, Saif al Islam, designato alla successione e Saadi, il calciatore sono nelle mani dei ribelli.
Il cerchio si stringe attorno a Gheddafi che appare senza possibilità di fuga. Il suo bunker è indifeso, ma è impossibile sapere se il Colonnello si trovi asserragliato all’interno. Gli insorti non hanno incontrato resistenze nel loro ingresso in città. L’euforia è totale. I ritratti del Raìs vengono strappati. Solo il traffico e il caos di migliaia di cittadini che inneggiano alla fine del regime rallentano la loro avanzata.
Mentre Tripoli cade, il portavoce del Governo Mussa Ibrahim, chiede alla Nato di fare pressioni sul Cnt in cambio di un “immediato cessate il fuoco se anche i ribelli si fermeranno”.Immediata la risposta di Bengasi pronta allo stop solo se Gheddafi accetterà di lasciare il Paese. “Ripulite la capitale”, è l’estremo appello del Colonnello ai suoi partigiani mentre due aerei provenienti dal Sud Africa già rullano sulla pista dello scalo internazionale. Il Raìs aveva detto “Rimarrò fino alla fine”. Ma tra poche ore potrebbe essere già la prima alba della nuova Libia.