Bersani: “Renzi può candidarsi”
ROMA - Il segretario all’assemblea: “E’ stato un capolavoro di democrazia, il Pd si conferma l'unico grande partito capace di discutere e decidere sul serio. Il sindaco di Firenze: “Mi fido di Pier Luigi”
Un patto per decidere di non decidere, o quasi. E' questa la chiave, secondo alcuni, che ha permesso di chiudere con un “lieto fine” l'assemblea del Pd. Insomma si è evitato il tanto temuto psicodramma. Nei corridoi dell' Hotel Ergife dove si è svolta l’assise in molti la raccontano così: “Bersani e Renzi si sono messi d’accordo per silenziare al l'assalto delle 'correnti'”.
Come prima cosa si è stabilita la modifica dello Statuto che consente a Renzi e ad altri del Pd di candidarsi alle primarie. Le regole, che hanno causato tanto clamore in questi giorni, verranno discusse in seguito e il segretario ha ottenuto, all’unanimità, il mandato a trattare al tavolo della coalizione. Al momento dunque le 'correnti' restano fuori, pronte comunque a far valere il loro peso sull'esito delle primarie. Il segretario Pd aveva chiesto e ottenuto il ritiro degli emendamenti bindian-mariniani anti “rottamatore” che avrebbero innescato polemiche. Alla fine l'unica modifica apportata allo statuto è quella che consente a Renzi di correre per la guida del partito.
Da Taranto, dove è impegnato nel tour elettorale Renzi commenta e sulle illazioni precisa: “Lo diciamo in faccia quello che vogliamo fare. Non siamo andati da Bersani a proporre accordi. Ci piace l'idea delle primarie come occasione, in cui chi ha le idee le presenta, chi vince vince, chi perde dà una mano a chi ha vinto senza scappare, senza formare un altro partito”. “Mi fido di Pier Luigi” conclude soddisfatto il sindaco di Firenze. Appagati anche i suoi sostenitori. “Bene”, scrive su Twitter Paolo Gentiloni. E Bersani sul risultato dell’assemblea: “E’ stato un capolavoro di democrazia – fa sapere - il Pd si conferma l'unico grande partito capace di discutere e decidere sul serio”.