Bufera sulla Lega
Il tesoriere Francesco Belsito si è dimesso, dopo la perquisizione nella sede del Carroccio, in via Bellerio. Secondo la procura di Milano, i conti del partito sono falsi. Per gli inquirenti il denaro è stato usato per la villa, per i figli di Bossi e per Rosy Mauro
Non si placa la bufera sulla Lega. Il tesoriere Francesco Belsito si è dimesso, dopo la perquisizione nella sede del Carroccio, in via Bellerio. Secondo la procura di Milano, i conti del partito sono falsi: Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata, avrebbe distratto soldi pubblici per sostenere i costi della famiglia Bossi. Gli inquirenti parlano di gestione in nero di parte delle risorse affluite alla cassa del partito.
"Belsito - secondo il decreto di perquisizione - aveva chiesto il supporto di una società fiduciaria con sede a Lugano, la Doge Sa, per la predisposizione di strutture societarie attraverso le quali giustificare il trasferimento all'estero di denaro detenuto in Italia". E si ricorda anche che nell'agosto del 2011 sono stati corrisposti al partito di Bossi circa 18 milioni di euro. Secondo i pm di Milano sarebbe stato violato l'obbligo di rendicontazione con la revisione dei conti effettuata da revisori nominati dal Parlamento che, si ricorda, "è momento fondamentale del procedimento di controllo pubblico".
Oltre al filone milanese l'inchiesta si snoda anche in Calabria e a Napoli, dove l'ex tesoriere è indagato per riciclaggio. Secondo l'accusa, in base ad alcune intercettazioni, Belsito avrebbe ricevuto una somma di denaro, da parte dell'imprenditore Stefano Bonet, nascosta dentro a un cappello e in una borsa per le bottiglie di vino.
E il partito si spacca. Se Umberto Bossi si è pronunciato dicendo di non aver mai ricevuto soldi dal partito, Roberto Maroni ha chiesto dimissioni subito per fare pulizia. Silvio Berlusconi invece ha espresso solidarietà e "affettuosa vicinanza" a Umberto Bossi - che non risulta comunque indagato - nei confronti del quale "i sospetti sono impossibili".