Libia, dubbi sulla sorte di Gheddafi. Nato, “Non sappiamo se è vivo o morto”
L'Alleanza “non sa dove sia il Raìs”. Otto raid aerei notturni in tre ore hanno bersagliato il bunker del Colonnello. Quattro bambini feriti negli attacchi. Colpite le sedi della Tv di Stato e dell’agenzia Jana
Gheddafi sarebbe scappato in un luogo sconosciuto. E' la rivelazione dei ribelli libici sulla loro pagina Facebook "Intifada del 17 febbraio". Il movimento indica il 17 maggio prossimo come 'giorno della rabbia' in tutta Tripoli.
La Nato "non ha alcuna prova" che Gheddafi sia vivo o morto. Lo ha detto il brigadiere generale Claudio Gabellini, rispondendo a domande di giornalisti in un incontro stampa a Napoli, trasmesso a Bruxelles. "Non abbiamo alcuna prova se sia vivo o morto; non sappiamo cosa stia facendo adesso Gheddafi", ha detto Gabellini. "A dire la verità, non siamo neppure interessati. Il nostro mandato è proteggere la popolazione civile libica ed eseguiamo questo mandato colpendo bersagli militari, non individui specifici", ha aggiunto il generale.
Quattro bambini sarebbero rimasti feriti nell'attacco feriti da schegge di vetro provocate dalle esplosioni. Due verserebbero in gravi condizioni. Oltre al bunker del rais sarebbero stati colpiti anche le sedi della Tv di stato e l’agenzia Jana. Il palazzo dell’Alta Corte, l'ufficio del procuratore generale e le sedi di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini.
L'intensificarsi dei bombardamenti segue una dichiarazione del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che ha tutto il sapore di un ultimatum. “Gheddafi dovrebbe comprendere rapidamente e non troppo tardi che non c'è futuro per lui o per il suo regime”.
Ma gli effetti della guerra li vivono soprattutto i civili, che devono abbandonare le loro case. Da New York il responsabile delle operazioni umanitarie Onu, Valerie Amos, ha comunicato che sono circa 750 mila i libici fuggiti dal Paese dall'inizio del conflitto. Secondo l’organizzazione Human Rights Watch, in Libia gli attacchi indiscriminati da parte del governo nei confronti dei civili violano le leggi di guerra.