Venerdì
di sangue
Nel giorno di preghiera la tensione a Tripoli rimane altissima. All’uscita dalle moschee gli oppositori di Gheddafi sono scesi di nuovo in piazza. Secondo Al Arabiya gli uomini del colonnello avrebbero massacrato 20 miliziani della tribù degli al-Najuf, che si erano rifiutati di reprimere i rivoltosi. A Zawiyah, riporta Al Jazeera, il bilancio è di almeno 50 morti e 200 feriti
All’uscita dalle moschee gli oppositori di Gheddafi sono scesi di nuovo in piazza. Nel quartiere di Tajoura centinaia di dimostranti hanno manifestato contro il raìs. In piazza Algeria nel centro della capitale, invece una manifestazione, tra slogan e bandiere verdi, ha incendiato gli animi dei sostenitori di Gheddafi. Sono i due volti di una Libia lacerata dalla rivolta, sempre più sul baratro della guerra civile.
Stamani nuovi raid aerei hanno centrato il terminal petrolifero Marsa Brega, e colpito pesantemente Ajdabiyah e a Misurata. Sono le tv satellitari arabe a rilanciare le notizie più sanguinose. Secondo Al Arabiya gli uomini del colonnello avrebbero massacrato 20 miliziani della tribù degli al-Najuf, che si erano rifiutati di reprimere i rivoltosi. A Zawiyah, riporta Al Jazeera, il bilancio è di almeno 50 morti e 200 feriti.
Nonostante le manifestazioni, a Tripoli, la situazione appare calma, ma le autorità non permettono ai giornalisti stranieri di uscire dai loro alberghi.
Al confine con la Tunisia in questo momento il flusso di profughi si è quasi fermato ma l’emergenza rimane altissima. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha espresso il timore che ai civili libici venga impedito di fuggire in Tunisia.
Un team del ministero degli Esteri italiano e della Protezione civile ha organizzato un campo per le migliaia di profughi. In una intervista al “Corriere della Sera” il pronipote di re Idris, deposto da Gheddafi nel ’69, ha dichiarato che «se mai dovesse esserci una soluzione monarchica, sarà la gente della Libia a deciderlo». Il presidente Napolitano stamani ha lanciato un appello a Gheddafi perché‚ fermi ogni azione militare: «La violenza contro il popolo libico non può essere tollerata».