Cresce la protesta
Ambasciate Usa assediate
ESTERI – Si moltiplicano le manifestazioni nel mondo arabo contro le rappresentanze diplomatiche statunitensi. A Il Cairo ci sono stati scontri tra dimostranti e forze di polizia. Situazione tesa anche nello Yemen dove si registra una vittima. Evacuata la sede consolare Usa di Berlino per la presenza di una busta sospetta
Non tendono a placarsi le reazioni nel mondo arabo. Una folla di manifestanti è tornata ad assediare l'ambasciata statunitense a Il Cairo, protestando contro il controverso film anti-Islam. Alcuni siti internet parlano di scontri, con la polizia che ha dovuto lanciare gas lacrimogeni per disperdere alcuni gruppi che lanciavano pietre contro l'edificio dell'ambasciata. La tensione è salita quando alcuni manifestanti hanno nuovamente tentato di violare il perimetro dell'ambasciata Usa cercando di aprire una breccia nel recinto di filo spinato che protegge l'edificio. La polizia sarebbe comunque riuscita a respingere i manifestanti più scalmanati verso la vicina piazza Tahrir.
L'attacco al consolato statunitense di Bengasi sarebbe stato pianificato in anticipo da Al Qaeda e gli assalitori avrebbero utilizzato le proteste come diversivo. Obiettivo dell’organizzazione di Osama, vendicare la morte del numero due, Abu Yaya al-Libi, ucciso alcuni mesi fa. Ad affermarlo è il think tank britannico Quilliam, citato oggi da Cnn. La protesta contro il film “blasfemo” sarebbe stata dunque soltanto una scusa per un piano in realtà già preparato. L'attacco “è stato compiuto da circa 20 militanti, preparati per un assalto militare”, spiega Quilliam, sottolineando che i missili lancia granate non vengono normalmente usati nelle proteste pacifiche e che non vi sono state altre proteste contro il film nel resto della Libia. L'attacco è avvenuto in due ondate, con la prima che ha spinto i funzionari americani a lasciare il consolato per un luogo più sicuro e la seconda contro quest'ultimo.
Non è ancora chiaro se le proteste siano state istigate per lanciare l'attacco o se invece sia stata semplicemente colta l'occasione delle manifestazioni contro il film su Maometto per agire. Secondo le fonti, l'ambasciatore J. Christopher Stevens non era l'obiettivo specifico dell'attacco. La Cnn riferisce inoltre come atteso il coinvolgimento attivo dei federali nelle indagini sull'uccisione dell'ambasciatore e di altre tre cittadini statunitensi in Libia. “Ogni volta che un americano viene attaccato o ucciso all'estero, l'Fbi ha l'autorità di indagare”, ha affermato una fonte citata incondizione di anonimato. I primi ad arrivare sulla scena del crimine all'estero sono solitamente funzionari per gli affarigiuridici già dispiegati nella regione - in questo caso, potrebbe essere il personale presente in Egitto e in Algeria, ma non in Libia - seguiti poi da team di agenti chiamati a garantire la sicurezza sulla scena del crimine, raccogliere prove e condurre analisi forensi.
Secondo altre fonti citate da Cnn droni di Washington potrebbero presto sorvolare la Libia orientale in cerca di campi jihadisti collegati all'attentato. In queste ore sono in volo verso la Libia i 200 marines dei reparti speciali. Avranno il compito di organizzare la sicurezza dei diplomatici americani, dopo l'uccisione di Stevens, di casa a Bengazi. L’ambasciatore, che aveva passato tutto il periodo della guerra contro Gheddafi, a fianco della ribellione era stato scelto dal presidente americano proprio per i suoi forti legami con la Libia. Obama condanna l'assassinio, promette giustizia, e ribadisce che il nemico non è la religione islamica o i musulmani, ma lo stesso dell'11 settembre 2001, Al Qaida e il terrorismo. Gli Stati Uniti rispettano ogni religione, dice prendendo le distanze dal film incriminato, ma la violenza è ingiustificabile.
Quanto basta a scatenare un attacco senza precedenti del suo avversario repubblicano.
“E’vergognoso - dice Romney - che la prima reazione dell'amministrazione sia di solidarietà con le ragioni dei manifestanti invece che di condanna degli attacchi”. Sulla politica estera finora Romney ha espresso un'unica scelta. quella di essere a fianco di Israele, anche in un possibile attacco all'Iran. Ma per l'opinione pubblica americana non basta e il repubblicano viene considerato impreparato, non all'altezza del compito o dello stesso Obama. La tragedia di Benghazi diventa per la destra americana un'occasione insperata per affossare l’inquilino della Casa Bianca nei suoi punti di forza e nella sua nuova visione dell' America. Un grande paese che apre al mondo, senza più imporsi con le armi.