Nato pronta
ad assumere
il comando
"L’esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la NATO rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata". Lo ha detto il presidente Napolitano al termine dell’incontro con la delegazione del Parlamento Usa guidata dalla democratica Nancy Pelosi
"L’esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la NATO rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata". Queste le parole del presidente Giorgio Napolitano, riportate nel comunicato diffuso dal Quirinale, al termine dell’incontro che il Capo dello Stato ha avuto con una delegazione del Parlamento Usa guidata dalla democratica Nancy Pelosi.
L’autorevole intervento del Presidente, nonché capo delle Forze Armate italiane, si aggiunge alle parole pronunciate ieri da Silvio Berlusconi e Franco Frattini in merito alla richiesta dell’Italia che sia la Nato ad assumere la guida delle operazioni.
Risponde a stretto giro, e in maniera molto secca, la Francia per bocca della portavoce del ministero degli Esteri francese: “non creiamo polemiche artificiali sul ruolo della Nato in Libia”.
Ma ormai la soluzione “Alleanza Atlantica” prende sempre più forza.
Oggi il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, ha confermato che la Nato ha ”deciso di lanciare un'operazione per imporre l'embargo sulle armi contro la Libia e ha completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi”.
Anche gli Stati Uniti sembrano essere orientati su questa soluzione. Il presidente Usa Barack Obama e il premier turco Tayyip Erdogan si sono sentiti telefonicamente e hanno concordato sul fatto che è fondamentale un “ampio contributo internazionale, tra cui quello dei paesi arabi, per l'attuazione della risoluzione 1973 sulla Libia” e sulla necessità di porre le operazioni sotto il “comando unico e multinazionale della Nato”.
Ma mentre nei “palazzi” si dialoga in Libia si spara. E’ stata un’altra giornata di intensi combattimenti su tutti i fronti.
L’esercito di Gheddafi, nonostante gli incessanti raid della coalizione, continua e tenere sotto assedio le città in mano agli insorti. Zenten e Misurata sono state oggetto di intensi combattimenti. I cannoni dell’esercito del rais hanno causato non meno di 40 vittime tra insorti e popolazione civile. A Bengasi tra sabato e domenica le vittime sono state 120 e 250 i feriti. Queste le cifre fornite da Abdel Hafiz al Ghogha, portavoce del Consiglio transitorio libico, l'organo politico della “Rivoluzione del 17 febbraio”.
E questa mattina primo incidente occorso a uno degli aerei della coalizione. Un cacciabombardiere F-15 Eagle dell’aviazione Usa è precipitato a seguito di una avaria. I due piloti sono riusciti a eiettarsi all’esterno prima dello schianto e sono stati portati in salvo dagli insorti.
Intanto prosegue la vicenda dell’equipaggio del rimorchiatore italiano “Asso 22” che da questa mattina è di nuovo ormeggiato nel porto di Tripoli. Gli 11 uomini a bordo stanno bene e sono stati autorizzati dal comando che li tiene in ostaggio a contattare brevemente le famiglie.