Teheran, spari sulla folla
Uomini armati hanno sparato sui sostenitori dell'ex candidato presidenziale Moussavi, uccidendo una persona e ferendone altre. La folla ha attaccato un edificio che ospita la milizia Basij, che hanno quindi aperto il fuoco.
Dopo la sparatoria nella centrale piazza Azadi di Teheran, che ha causato almeno un morto e diversi feriti, altri spari sono stati avvertiti in tre quartieri nella zona settentrionale della capitale. Lo riferiscono testimoni locali citati dall'agenzia Reuters.
IRAN: IFJ, INTIMIDAZIONI E MINACCE CONTRO MEDIA INTERNAZIONALI
Una dura condanna e' stata espressa dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) per le minacce e le intimidazioni delle autorità di Teheran contro i giornalisti che coprono le manifestazioni di piazza in Iran. "La stampa internazionale e' sotto pressione - afferma l'Ifj - con atti vessatori, inclusa la confisca del materiale e il divieto per i giornalisti di filmare le manifestazioni". In alcuni casi, prosegue l'organismo internazionale per la tutela della libertà di stampa, le autorità iraniane "hanno 'invitato' i giornalisti a lasciare il Paese. Abbiamo anche saputo che il servizio radiotelevisivo della Bbc e' stato vittima di un pesante sabotaggio elettronico".
Inoltre, accusa ancora l'Ifj, "il corrispondente del canale all-news Al Arabiya è stato invitato a chiudere il suo ufficio per una settimana". Ma non e' tutto. I giornalisti del servizio pubblico di Belgio e Olanda "sono stati arrestati", anche se per un periodo di tempo limitato, mentre ai corrispondenti delle tedesche Ard e Zdf e' stato "vietato di lasciare il loro albergo". Due giorni fa, anche una troupe del Tg3 e' rimasta coinvolta negli scontri avvenuti a Teheran tra la polizia e i sostenitori del candidato conservatore moderato Mir Hossein Moussavi che protestavano per i risultati delle elezioni presidenziali.
E nelle ultime ore molti "altri giornalisti sul terreno hanno riferito all'Ifj di aver ricevuto l'ordine di lasciare l'Iran non appena scadrà il loro visto, mercoledì prossimo". "Una deadline - osserva l'organismo con sede a Bruxelles - a cui devono ora far fronte gran parte degli inviati". Per l'Ifj, "la censura e la messa al bando dei media non convincerà il mondo sulla correttezza di queste elezioni e non abbasserà la temperatura nelle strade", afferma il segretario generale dell'organizzazione, Aidan White. L'Ifj rappresenta più di 600 mila giornalisti in oltre 120 Paesi del mondo.