Atene brucia
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Molotov, lacrimogeni e durissimi scontri tra black bloc e polizia davanti al Parlamento greco. In serata il voto decisivo sull'austerity. Estremo tentativo di evitare il default mentre il Paese sembra avere ormai perso ogni speranzb
L'aria è irrespirabile per i lacrimogeni della polizia. A difesa del Parlamento, nel quadrilatero che marca il dolore di un Paese ci sono 6000 poliziotti. Mentre infuria la guerriglia tra agenti e Black Bloc, la folla, almeno 25 mila persone, indietreggia dalla piazza Syntagma ma non sembra fasi intimidire. “Andar via? non ci penso nemmeno”, dice Giorgos, 43 anni, insegnante di matematica “dobbiamo restare qui finchè le misure non saranno bocciate”, dice esasperato. La 'gente comune' non sembra intimidita dagli scontri. “maledetti porci, servi”, urla una donna coprendosi il viso per non respirare i lacrimogeni. Due manifestanti portano uno striscione con scritto “basta paura ed apatia, tutti in piazza”. Anche nelle stradine laterali c’è rabbia verso i poliziotti. Un anziano ha sputato contro gli agenti e poi ha gridato insulti.
Il passaparola dei dimostranti viaggia soprattutto su Twitter, dove sono state postate foto delle strade adiacenti la piazza. I manifestanti sono determinati nel chiedere all'assemblea di
respingere le condizioni imposte dalla troika Ue, Fmi e Bce. Il voto sulle nuove misure per evitare la bancarotta della Grecia è previsto per la mezzanotte. L'approvazione appare certa dato che i due principali partiti del nuovo governo di unità nazionale, il Pasok e Nuova democrazia, hanno 236 deputati su 300. Circa 13 conservatori e sette socialisti hanno preannunciato voto contrario. Oggi un deputato conservatore si era dimesso, unendosi così ai tre socialisti che avevano già lasciato l'incarico in settimana, subito sostituiti.
Su un piatto i 130 miliardi di euro dell’Europa e del Fondo mondiale; sull’altro radicali riforme strutturali. Sono ormai tantissimi a credere che il Paese non ce la farà a sopportare la stretta alle pensioni per 300 milioni di euro, il taglio ulteriore del 22 per cento al salario minimo, la perdita di altri 15mila posti nel pubblico impiego e tutti gli altri sacrifici. Da qualche mese l'uscita dall'Euro non è più un tabù. Da ieri sera non lo è più neanche la parola più odiata: defalut. Caos ed esplosione sociale. Il prossimo mese la Grecia, senza il sostegno economico dell’Europa entrerà in un disordinato fallimento, quando non sarà in grado di pagare 14miliardi e mezzo di euro di bond maturities. Un vortice di recessione, instabilità e miseria. Ecco perché sono sempre di più quelli che dicono che è ormai difficile continuare a farli questi sacrifici, che no, adesso non c’è più speranza.