Cicchitto: "non mi
risulta alcun decreto"
E' arrivata la smentita del nuovo giro di vite sulle intercettazioni. E' stato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a comunicare il passo indietro sul decreto intercettazioni: "Non mi risulta che ci sia nessuna iniziativa per un decreto a riguardo, tanto meno un decreto da presentare da parte di Berlusconi al presidente della Repubblica"
"L'Ufficio di presidenza del Popolo della Libertà esprime pieno sostegno al premier Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell'Occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una Giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell'Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini". Questa la nota diramata, al termine di una giornata politico-giudiziaria densa di avvenimenti, dallo stato maggiore del Pdl.
Solidarietà al loro leader e attacchi ai magistrati. Continua senza freni la guerra tra governo e magistratura. Nella stessa nota si definisce la Procura di Milano come “una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano ed ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico".
“Intenterò causa allo Stato perché, come sapete, non c’è la responsabilità diretta dei magistrati. E’ una cosa da cambiare e la cambieremo”. Così ieri in conferenza stampa il Cavaliere sulla vicenda Ruby. E per dare peso alle sue parole nel corso della riunione dell’ufficio di presidenza del partito avrebbe detto di voler varare subito un decreto legge per limitare l’uso delle intercettazioni, manifestando l’intenzione di recarsi nella giornata di oggi dal Presidente della Repubblica. Insomma quella che fu definita come "legge bavaglio" uscita dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra.
Ma questo clima incandescente non piace a Giorgio Napolitano, che teme la grave crisi istituzionale e dal Quirinale fanno subito sapere che non risulta al momento una richiesta di incontro da parte del presidente del Consiglio. Il capo dello Stato non vorrebbe trovarsi in una situazione simile in cui si trovò Scalfaro nel 1994, quando lo scontro politica magistratura coincise di fatto con la fine della prima Repubblica.
Attacchi a tutto campo quelli del Premier che non risparmiamo nessuno, nemmeno la Corte Costituzionale accusata di essere di parte. E la risposta della Consulta non si è fatta attendere.
“E' denigratorio per la Corte Costituzionale e gravemente offensivo continuare a sostenere che i 15 giudici della Consulta giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche”. A dirlo è il presidente della Corte, Ugo De Siervo, nel corso della conferenza stampa annuale." La piu' larga libertà di confronto fra tutti i giudici e l'integrale collegialità delle determinazioni fanno sì che le decisioni che vengono infine adottate (all'unanimita' o con maggioranze che sono di volta in volta diverse) rappresentano il punto di arrivo di un organo sicuramente imparziale".
Poco fa è arrivata la smentita del nuovo giro di vite sulle intercettazioni. E' stato il capogruppo del PdL alla Camera, Fabrizio Cicchitto, a comunicare il passo indietro sul decreto intercettazioni: "Non mi risulta che ci sia nessuna iniziativa per un decreto a riguardo, tanto meno un decreto da presentare da parte di Berlusconi al presidente della Repubblica".
Altra novità l'ha comunicata il ministro degli Esteri Franco Frattini secondo il quale la presunta violazione della privacy subita dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a seguito delle indagini giudiziarie nelle quali è coinvolto, può essere portata dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.