Bilancio UE in alto mare
Probabile il rinvio a febbraio
ESTERI - Restano distanti le posizioni dei 27 membri dell'Unione europea sul bilancio. Dopo la sospensione di ieri sera e il nuovo vertice delle 12, si è optato per spostare le decisioni importanti a febbraio. "Sul bilancio ci sono alcuni progressi che tuttavia consideriamo insufficienti", hanno detto i protagonisti del summit
Dodici ore di vertice per non arrivare a nulla. Rischia di fallire l'incontro di Bruxelles che vede impegnati i capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea per discutere i bilanci futuri dell'eurozona. Il nuovo summit è rinviato a mezzogiorno di oggi.
La proposta di Herman Van Rompuy, presidente della Ue, prevede la possibilità di un'intesa attraverso 11 miliardi in più per le politiche di coesione (a favore delle regioni più svantaggiate) e 7,7 miliardi in più per l'agricoltura. Il saldo finale resta però invariato (80 miliardi in meno rispetto al totale di 1.091 miliardi proposto dalla Commissione Ue) perché diminuiscono di 13 miliardi i fondi destinati allo sviluppo: 5 riguardano le grandi reti e 8 la ricerca e l'innovazione. Van Rompuy ha inoltre proposto di ridurre di 1,6 miliardi i fondi per la giustizia e la sicurezza e di 5,5 miliardi i fondi per la politica estera mentre non è stato modificato lo stanziamento per le spese amministrative. Niente però sui tagli ulteriori per il funzionamento dell'Ue, cioè agli stipendi dei funzionari. Unica novità l'aumento delle ore di lavoro a 40 settimanali a busta paga invariata.
Ma il nuovo piano non ha convinto quasi nessuno. Il primo ministro britannico David Cameron non ravvisa alcun cambiamento di linea, il francese Francois Hollande non è ancora soddisfatto sui conti agricoli e sui fondi di coesione. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel i tagli al bilancio sono ancora troppo moderati. Proprio sul bilancio l'asse anglo-tedesco è vivo e vegeto: Cameron spinge per ridurne il tetto di 40-50 miliardi, Merkel di 30.
Cauto il premier italiano Mario Monti, che non si sbilancia e dice: "stiamo valutando, sarebbe prematuro esprimere un giudizio a questo stadio. Notiamo anche segnali di attenzione sul fronte di politiche di coesione e agricola comune, attenzione rispetto alle considerazioni fatte valere dall'Italia". Rispondendo ad una domanda sulla possibilità di un veto italiano, Monti ha poi ribadito: "se l'Italia si ritenesse significativamente insoddisfatta non esiterebbe a votare contro".