Onu e Nato,
stop al bagno di sangue
Continuano i raid a Ras Lanuf e Bin Jawad. Ban Ki-moon manda nel paese un inviato speciale. Obama, "la Nato sta considerando diverse opzioni compresa quella militare". Maroni, "Intervento armato sarebbe un grave errore". In arrivo a Bengasi i primi aiuti italiani
A Ras Lanuf nuovi massicci attacchi aerei in mattinata, almeno 12 i morti e una cinquantina di feriti. A Ben Jawad, 30 chilometri a ovest di Ras Lanouf, i ribelli sarebbero stati costretti a rinunciare almeno temporaneamente alla loro avanzata verso Sirte, città natale di Gheddafi. La ripresa dei combattimenti, nel caso vi fosse ancora qualche dubbio, prova l’intenzione del Raìs di riprendersi il paese ad ogni costo. Ieri a Misurata ci sono stati almeno 21 morti e 100 feriti. Un cambio significativo nel rapporto di forza tra le parti. Solo qualche giorno fa l'avanzata degli insorti sembrava inarrestabile.
A scompaginare le carte, al momento a favore del regime, potrebbe essere un "piano segreto" americano riferito dalla stampa britannica. Nel tentativo di far cadere Muammar Gheddafi senza un coinvolgimento militare diretto, Washington avrebbe chiesto all'Arabia Saudita di rifornire armi ai ribelli di Bengasi. Ma Riyad, sembra prende tempo nonostante l’odio dichiarato di re Abdullah dopo un tentativo del Colonnello, lo scorso anno, di assassinarlo.
Sul piano diplomatico si procede con estrema cautela. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha nominato quale nuovo inviato speciale in Libia l'ex ministro degli Affari esteri giordano, Abdelilah al Khatib. Ban Ki-moon ha chiesto a Gheddafi di porre fine agli "attacchi indiscriminati" sui civili e ha avvertito che chi infrange il diritto internazionale verrà processato.
"La Nato sta considerando diverse opzioni compresa la possibilità di operazioni militari" ha detto Barack Obama, dopo un incontro con il primo ministro australiano Julia Gillard. " Anche i collaboratori del Raìs saranno ritenuti responsabili delle violenze" ha concluso il presidente americano.
In arrivo intanto i primi aiuti dall'Italia. La nave “Libra” della Marina Militare con a bordo 25 tonnellate di generi di prima necessità ha attraccato stamane al porto di Bengasi.