Umberto Rapetto
Classe 1959, segno zodiacale Leone, da bambino era talmente indisciplinato da far finire in collegio pure suo fratello più piccolo, segnando l’alba delle guerre preventive.
Maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, tre lauree, qualche corso di specializzazione, è quel generale della Guardia di Finanza in congedo “colpevole” di aver diretto l’indagine sulle slot machine (quella dei 98 miliardi di euro) e di aver recuperato con i suoi preziosi collaboratori i dati di navigazione della Costa Concordia indispensabili per il processo a seguito del naufragio…
Ben undici interrogazioni parlamentari hanno cercato di impedire la sua rimozione dall’incarico pianificata nel 2012 dal Comando Generale e lui, ritenendo immeritato un simile provvedimento, ha rassegnato con dolore le proprie dimissioni scegliendo di tutelare la propria dignità.
Precursore delle indagini telematiche al punto di guadagnarsi l’appellativo di “sceriffo del web”, creatore e per undici anni comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, nel 2001 – ad esempio – ha “catturato” gli hacker penetrati nei sistemi informatici del Pentagono e della NASA e di uno di quei bricconi è pure diventato amico.
Lo si vede apparire in tv o mi si ascolta alla radio dove “dico sempre le stesse cose, ma alla gente piace così”.
Scrive – pardon, scarabocchio – su un mucchio di giornali come fanno quelli che insistono con le penne a sfera che non ne vogliono sapere.
La buonanima di Gigi, suo papà (incredulo di certe pubblicazioni), gli diceva “ieri ho visto un libro di un tuo omonimo” ed lui – preoccupato dall’immaginario concorrente – è stato costretto a farne uscire più di 50 senza riuscire ad incrementare la stima paterna nei suoi riguardi.
Docente in numerosi Atenei italiani e stranieri (l’ultimo contratto alla Facoltà di Ingegneria all’Università di Genova) e nei più importanti Centri di formazione militare e di polizia (ha insegnato fra l’altro Open Source Intelligence alla NATO School di Oberammergau), cerca di non prendersi sul serio e si svaga con motociclettone e auto d’epoca.
Dopo un anno e mezzo in Telecom Italia, prima in veste di consigliere strategico di Franco Bernabè, e poi come Group Senior Vice President, ha scelto di trovare nuove avventure ed è stato come sempre fortunato riuscendo in qualcosa di divertente da fare. Ha “messo su” una piccola azienda, assumendo qualche bravissimo giovane a tempo indeterminato e cercando di tener fede al nome dell’impresa che si chiama “HKAO – Human Knowledge As Opportunity.
Iscritto da un quarto di secolo all’Ordine dei Giornalisti, editorialista per i più importanti quotidiani e periodici, oggi è anche blogger per il Fatto Quotidiano dove – dice lui - amici prezzolati e disserta inutilmente su temi di sicurezza informatica, crimini tecnologici e stravaganze cibernetiche.