Sono almeno 7 milioni
gli italiani in difficoltà
ECONOMIA - Fotografia impietosa fatta dall'Istat, nel rapporto Bes Istat-Cnel, che come sempre negli ultimi anni, snocciola dati negativi sull'economia italiana e sulle conseguenze nel tessuto sociale. Così, tra il 2010 e il 2011, l'indicatore della 'grave deprivazione' sale dal 6,9% all'11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche
Crolla il potere d'acquisto degli italiani. Almeno 7 milioni sono in grave difficoltà. E' questa la fotografia impietosa fatta dall'Istat, nel rapporto Bes Istat-Cnel, che come sempre negli ultimi anni, snocciola dati negativi sull'economia italiana e sulle conseguenze nel tessuto sociale. Così, tra il 2010 e il 2011, l'indicatore della 'grave deprivazione' sale dal 6,9% all'11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno.
In Italia il potere d'acquisto, il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, durante la crisi è crollato, scendendo del 5% tra il 2007 e il 2011. E anche il Pil nel 2012 è sceso e le previsioni per il 2013 sono al ribasso dell'1%.
Nel 2011 il tasso d'occupazione per la classe 20-64enni è sceso al 61,2%, dal 63% del 2008. Nell'Ue a 27 presentano un tasso ancora più basso dell'Italia solo l'Ungheria e la Grecia. Ciò è dovuto soprattutto alla scarsa occupazione che si registra tra le donne italiane, il cui tasso non raggiunge il 50% e nel Mezzogiorno.
Nei primi 9 mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate, sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2011, ha segnato un balzo, passando dal 2,3% al 6,5%. Il più frequente ricorso al debito, generato in molti casi da mere esigenze di spesa, riguarda importi mediamente più bassi.
Aumenta anche la quota dei Neet, ovvero dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che né studiano né lavorano, tra il 2009 e il 2011 è balzata dal 19,5% al 22,7%. Quasi un giovane su 4 dunque non è impegnato in percorsi formativi e non ha un posto. Inoltre viene evidenziato come ben l'8% dei Neet sia già laureato e quindi difficilmente potrebbe continuare a formarsi. Il 22,7% dei giovani non studia né lavora.
Tutto questo porta a una diminuzione della fiducia dei cittadini verso le istituzioni riguarda i partiti politici. A marzo 2012 il dato peggiore: la media, in un'ipotetica pagella su una scala da 0 a 10, si ferma al 2,3. Voti bassi anche per la fiducia verso il Parlamento (3,6), le amministrazioni locali (4) e la giustizia (4,4).