Domande 'Strumenti: grammatica yiddish e pensieri animali'
Cultura
Parlato in Europa orientale da dodici milioni di persone prima della seconda guerra mondiale, dopo lo sterminio degli ebrei lo yiddish è scomparso dall'Europa. Non è più la lingua di un popolo, ma ancora oggi gli ebrei ultraortodossi di New York e Gerusalemme parlano lo yiddish come prima lingua. In occasione della pubblicazione, per la casa editrice Giuntina, di un corso di introduzione alla lingua e alla letteratura Yiddish, intervengono in questa puntata Marisa Ines Romano, curatrice dell'edizione italiana del libro e l'attore e regista Moni Ovadia , che alla cultura yiddish ha dedicato molti dei suoi lavori teatrali e letterari.
Libri:
Sheva Zucher, Yiddish, Lingua e Letteratura e cultura- Corso per principianti, Giustina, 2007
Moni Ovadia, Un figlio dello yiddish, Edizoni Buscarino
Interviene nella puntata anche Paolo De Benedetti, in occasione della pubblicazione - nella collana Uomini e Profeti, Morcelliana - del libro Teologia degli animali, che riprone il ciclo radiofonico, trasmesso nel 2003.
Il mattino sorgeva sul grande prato, chiazzando qua e là massi biancastri (...) La schiena appoggiata a un grande sasso il pastore masticava piano una pagnotta, spezzandone ogni tanto un boccone che lanciava in aria perché i cani inquieti lo afferrassero al volo con un balzo proteso verso il cielo (...) Le pecore che formavano il gregge con due arieti - quello vecchi ormai prossimo ai dieci anni, e il giovane che di anni non ne aveva ancora uno - brucavano l'erba (...) L'anziano ariete levo il capo a guardare con occhi opachi il giovane figlio che brucava un po' più su. (...) Quello era il suo figlio, l'erede da cui sarebbero nati a migliaia altri arieti e pecore, tanti da ricoprire da cima a fondo il fianco del monte, rendendolo simile a un pendio ammantato di neve (...) Il cielo immenso sembrava non pesare, sospeso lassù chiaro e leggero, senza nemmeno una nuvola. Ma d'improvviso s'udì un specie di tuono e all'orizzonte apparve un turbine che risaliva il monte correndo come ubriaco (...) ed ecco che come una belva ghermiva il giovane ariete (...) e lo sollevava e lo trascinava via in un gorgo che rimontava il colle, inseguito dal vecchio padre belante disperato (...) Gli ultimi passi per raggiungere la cima li fece trascinandosi, e lassù si arresto`, pieni gli occhi di orrore: ai suoi piedi giaceva il giovane figlio, sgozzato (..) Si udivano solo l'ansimare del vecchio montone (...) e più in basso, sull'altro versante del monte, le liete voci di due uomini, un ragazzo e un anziano, che correvano verso valle (...), il vecchio brandiva un coltello insanguinato e diceva all'altro: 'Aspettami Isacco figlio dolcissimo, io ormai sono lento, ma a casa dalla mamma voglio che arriviamo insieme'. E erano gia` spariti. Le morti dei giovani appaiono sempre tessute nel mistero, anche alle bestie, ma quella del figlio adorato per il vecchio ariete sarebbe stata in eterno non solo orrendamente dolorosa quanto sono tutte le scomparse delle nostre creature, ma se si puo`, più inspiegabile ancora e assurda, e mille volte più ingiusta.
(Il vecchio montone di Federigo De Benedetti, racconto pubblicato sul periodico trimestrale Studi Fatti Ricerche, n.114 aprile- giugno 2007)
Libri:
Rosa Luxemburg, Un po' di compassione, Adelphi, 2007
Raimond Gaita, Il cane del filosofo, il melangolo, 2007
Jeffrey Moussaieff Masson, Nel regno dell'armonia, Tropea, 2007